Il Baratuciat è la rivelazione del Monferrato, ma anche della Val Susa, terra dove ha avuto origine questo vitigno a bacca bianca che potrebbe sembrare parete del sauvignon. Nel luglio scorso, proprio nel castello di Camino, toccò al nostro Paolo Massobrio guidare la prima storica degustazione di Baratuciat (non c’è ancora la denominazione e neppure può chiamarsi così) con 14 campioni di altrettanti produttori. Fra questi Daniele Dellavalle, titolare di una piccola azienda a conduzione familiare, nata nel 2006. Dal 2021 è entrato a pieno titolo nell’azienda la seconda generazione, con Alessandro, dottore in Scienze Viticole ed Enologiche.

I vigneti si estendono per circa sei ettari e sono suddivisi tra vitigni piemontesi più conosciuti. Ma è sul baratuciat che sembrano avere scommesso a iniziare dal Monferrato Bianco “Baràt”, che fa compagnia ad altre due versioni: il metodo classico dal colore oro, che al naso esprime immediatamente note citrine e minerali e un qualcosa di leggermente speziato accanto al miele per una chiusura sapida e molto persistente. E poi la versione passita, dove dal bicchiere che riporta un colore oro, senti lime e frutti tropicali. In bocca è immediatamente un velluto e la dolcezza, sostenuta dall’acidità lo rende lineare, di persistenza molto lunga. In poche parole, un capolavoro.

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