Il Sangiovese Romagna DOC sarà protagonista nella giornata dedicata ai vini dell'Emilia Romagna

Il Romagna Sangiovese DOC è frutto eccellente dei Sangiovesi prodotti nelle 16 sottozone del Romagna, ambiti di produzione della zona tipica che esprimono nei vini sfumature diverse, tutte da assaporare. Un vasto e interessante patrimonio vitivinicolo che abbraccia gli areali di ben 55 comuni romagnoli, così suddivisi: 7 in Provincia di Bologna, 24 in Provincia di Forlì/Cesena, 5 in Provincia di Ravenna e 19 in Provincia di Rimini.

Per esprimere e comunicare correttamente la ricchezza, la cultura e le incredibili sfumature di questa grande Doc, ciascuna caratterizzato da un diverso terroir, si è dato vita ad un marchio collettivo denominato “ROCCHE DI ROMAGNA”, in grado di creare un sistema virtuoso tra vino, identità, paesaggio e arte. La «Rocca» è così diventata il segno distintivo delle «Sottozone» nella loro differenza e interezza, ma anche un simbolo che conduce anche alla scoperta di zone di grande interesse enoturistico, nuovi paesaggi e culture, sempre differenti.
Si tratta, infatti, dell’elemento tipico dello skyline romagnolo, simbolo riconosciuto e riconoscibile della Romagna dei castelli e dei feudi, delle grandi casate che si contesero questa fertile terra e contribuirono al suo sviluppo. Le Rocche furono strutture di tipo difensivo, solitamente costruite in posizione panoramica, diffuse su tutto il territorio e lungo le principali vie di comunicazione. Il loro valore storico e iconico rappresenta la traccia del tempo e racconta i molti frammenti di un’unica Romagna, mosaico di storie e paesaggi che prende vita proprio all’ombra delle «Rocche».
sangiovese-romagna.jpgE non è un caso se il logo scelto per rappresentare il marchio collettivo, trae ispirazione da uno degli elementi più iconici e identitari della tradizione romagnola, l’arte dei mosaici ravennate: appare infatti una corona regale all’interno di un abbraccio di corone che rappresenta l’unità nelle differenze. La nobiltà del Romagna Sangiovese DOC e la centralità della sua produzione nel panorama vitivinicolo romagnolo vengono così espresse nella moltitudine delle sue sfumature che – proprio come le tessere del mosaico – concorrono a sottolinearne la ricchezza espressiva.

Le 16 “sottozone” della Doc Romagna Sangiovese, costituiscono, perciò, ognuna abbinata ad una “rocca”, un percorso che, attraverso le diverse identità di ognuna, racconta l’eccellenza del vino nelle sue diverse sfumature. Ed ancora l’immenso patrimonio di valori, di storia, di cultura dei singoli comprensori territori. Andiamo ora a scoprirle.
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“Bertinoro”

Nota come “il Balcone di Romagna”, poggia le fondamenta su dolci colline di natura calcareo-organogena tra i 100 e i 250 m di quota. Una peculiarità pedologica che si traduce in terreni di matrice tufaceo-argillosa, ricchi di fossili marini e decisamente calcarei: suoli che producono rossi di notevole volume, di buon spessore tannico e di ottima sapidità. La viticoltura si concentra soprattutto nel settore settentrionale del distretto, area che può essere distinta in due diversi nuclei: il versante est più aperto alle brezze adriatiche e più basso in quota, e il versante ovest dove il minor influsso del mare è compensato dall’altitudine più generosa delle colline.

“Brisighella”

Grande sottozona estesa lungo la vallata del torrente Lamone (e in piccola parte lungo il torrente Sintria). Il cuore produttivo di questa sottozona si distingue in tre parti assai diverse. 
Nella prima, partendo da nord, i suoli spaziano dalla componente argillo-ferrosa a quella più calcarea: qui il Sangiovese assume grinta, vigore e calore importanti. La seconda, che ruota intorno al comune di Brisighella, ha terreni di matrice marnoso-arenacea e altitudini fino a 400 metri che garantiscono ai rossi meno muscolo, meno pastosità tannica e maggior ricchezza di dettagli. Nella terza, più prossima alle pendici dell’Appennino, la viticoltura si concentra lungo le terrazze marnoso-arenacee a ridosso del fondovalle del Lamone: qui i vini mostrano un frutto talvolta nervoso e minerale, una struttura tannica piuttosto incisiva e una vena sapida che stempera il generoso contributo alcolico.

“Castrocaro”

Vanta 3 zone storicamente vocate e tra loro profondamente differenti. La frazione di Sadurano ha suoli argillosi di natura calanchiva frammisti a vene di sabbia, e vini che si distinguono per potenza e robustezza tannica. Il nucleo di Terra del Sole, più basso per quota altimetrica, alimentato da suoli argillosi poco calcarei e mediamente profondi, dona Sangiovese intensi nel frutto e dolci nella trama tannica, dotati di buon calore e volume. La zona di Bagnolo infine, è caratterizzata da spettacolari formazioni calanchive, da quote che superano i 250 metri e da terreni argillo-calcarei tenaci e poco fertili: qui si ottengono rossi più tannici e minerali, di minore intensità fruttata, di percettibile tono vegetale e di più lenta evoluzione.

“Cesena”

Si estende nelle prime colline che circondano il fiume Savio e sino alla sponda ovest del torrente Rubicone. Vede al suo interno due settori distinti. Il primo, partendo da nord, prettamente pedecollinare e argilloso, dona Sangiovese semplici, fruttati e godibili da bere anche nei millesimi più caldi e siccitosi. Il secondo si sviluppa nel “triangolo storico” della vitivinicoltura cesenate, tra Saiano, Carpineta e Sorrivoli, dove le quote variano tra 100 e 250 metri, i terreni trovano una matrice più arenacea e una maggior quota di calcare, e i vini si lasciano apprezzare per una miscela di frutto (caldo e ciliegioso) di calore e di sapida morbidezza.

“Coriano”

Si estende lungo la valle del torrente Marano, è la sottozona centrale della provincia di Rimini in cui è concentrata la maggior parte della viticoltura, località principali: Coriano, Montescudo. Con le sue argille grigie e la sua buona esposizione, vi si ottengono vini di Sangiovese più strutturati e adatti all’invecchiamento.

“Imola”

Grande sottozona estesa lungo la via Emilia tra le città di Imola e Bologna. Seppur la viticoltura sia concentrata maggiormente a quote altimetriche medie, la sottozona comprende anche i territori appenninici. Terre rosse e brune in prossimità della via Emilia, argille grigie alle quote intermedie, terre ocra negli areali più alti.

“Longiano”

Si estende ad est del fiume Rubicone, le località più importanti sono Longiano, Roncofreddo, Montiano, Monteleone e Ribano. La zona di viticoltura si divide in tre diversi crinali, a quote tra i 100 e i 300 metri. Il primo, da Montiano a Monteleone, ha terreni meno argillosi e più arenacei che si traducono in un Sangiovese di spiccata finezza e mineralità. Il secondo, da Longiano a Roncofreddo, ha una matrice argillosa prevalente e produce vini con un profilo fruttato più evidente e una tannicità più rugosa, conservando una buona dose di calore. Il terzo, da Savignano sul Rubicone verso Borghi, nella parte iniziale, dove i terreni sono in parte alluvionati, i Sangiovese hanno un carattere più semplice e beverino, mentre nella fascia collinare ricca di argille calanchive sono più robusti e meno sfumati, maturi e scuri nel frutto, voluminosi e rugosi al palato.

"Marzeno"

Si sviluppa essenzialmente lungo la valle dell’omonimo torrente, e in particolare nella sua parte terminale. Il territorio si presenta dolce, ondulato, di tanto in tanto segnato da calanchi. La vite è decisamente presente lungo i due crinali collinari paralleli al corso del torrente, dove i suoli sono di matrice prevalentemente argillo-calcarea e l’altitudine oscilla tra 100 e 200 metri: qui i Sangiovese sono caldi, tannici e austeri, ma capaci di esprimere nel tempo notevoli doti di articolazione e dinamismo. La località pedecollinare di Sarna rappresenta l’unica eccezione dove la pianura è più evidente e i terreni si nutrono di argille evolute e fertili: qui i rossi puntano più sul volume e su una ricchezza fruttata che va colta soprattutto in gioventù.

“Meldola”

Si estende lungo la destra orografica del fiume Bidente, tra le sottozone di Bertinoro e Predappio. I vigneti sono coltivati lungo il tratto terminale del torrente Voltre. A dispetto della grande estensione del suo territorio è la meno vitata delle 16 sottozone della denominazione. Può contare quasi esclusivamente sui pochi vigneti coltivati lungo il tratto terminale del torrente Voltre, a quote che oscillano tra i 100 e i 150 metri e su suoli argillo-ferrosi non molto profondi e fertili. I suoi vini, che in passato hanno goduto di buona notorietà, sono rossi asciutti adatti all’invecchiamento.

“Mercato Saraceno”

È la sottozona più estesa della denominazione e una delle meno vitate. Ad eccezione di qualche sporadico vigneto coltivato a nord, il resto della viticoltura si sviluppa nei dintorni di Mercato Saraceno, specie lungo il crinale collinare alla sinistra del Savio. Presenta però delle singolarità che la rendono “unica”. La struttura dei suoli mescola sabbie, ghiaie e argille. Particolari sono le condizioni di luminosità, calore, ventilazione e piovosità che risentono della vicinanza dell’Appennino. I vigneti si sviluppano in prevalenza lungo le balze fluviali del Savio e producono un Sangiovese che perde una parte della sua dolcezza fruttata a vantaggio di una maggior incisività tannica e di una più evidente freschezza acida

“Rocca di Modigliana”

Identifica il territorio appenninico diviso in tre vallate che prendono il nome dagli omonimi torrenti (Acereta, Tramazzo e Ibola). Sottozona di fama alimentata da un terroir di valore, caratterizzato da una viticoltura esclusivamente collinare, da quote fino ai 500 metri e da suoli sedimentari prevalentemente di arenarie. Il territorio è solcato da tre torrenti da cui traggono origine valli differenti. La prima, di Acerreta, ha terreni con un particolare mix di arenarie e marne calcaree e dà un Sangiovese che mescola spessore tannico e dinamismo, frutto e mineralità, e dalla sicura longevità. La seconda, di Tramazzo, è più ampia e ventilata, con suoli più profondi e vini che lasciano spazio a frutto, freschezza ed eleganza piuttosto che a complessità e calore. La terza, di Ibola, ha suoli più magri di arenarie pure ed è assai più boschiva: la presenza della vigna è inferiore e dà vini che esprimono un carattere aromatico molto personale (di spezie e di erbe) e un impianto sapido/tannico di buona finezza e notevole temperamento.

“Torre di Oriolo”

Posizionata a metà strada tra Faenza e Forlì, questa zona ospita la viticoltura di qualità sia nella fascia pedecollinare, intorno ai 70 metri di quota, sia in quella collinare.
I terreni vedono la netta prevalenza di argille dilavate e ferrose, meno rosse e profonde via via che l’altimetria aumenta fino a toccare i 200 metri: qui il Sangiovese esprime un frutto vivo e succoso, e con esso una struttura lineare e gustosa. Una prima eccezione è rappresentata dai rilievi di Petrignone, con suoli di tonalità più scura, dove il Sangiovese ha un temperamento sapido/tannico più profondo e progressivo della media. La seconda eccezione include la copiosa lente di Molasse del Messiniano, dove il Sangiovese si fa più minerale nei profumi (quasi sulfureo) e in bocca si distingue per uno sviluppo ampio e voluminoso.

“Predappio”

È sinonimo di un Sangiovese minerale e longevo, vigoroso nel temperamento tannico e poco incline al frutto giovanile, ma la sottozona può essere divisa in sei zone differenti. 
La prima, a nord, ha suoli che spaziano dalle argille tenaci alle sabbie plioceniche e un vino che mostra un profilo muscolare, fatto di volume tannico e grinta alcolica in gioventù, in grado di esprimere profumi terziari di notevole distinzione. La seconda, a nord est, si alza fino a 230 metri con terreni argillo-calcarei segnati da intrusioni arenacee: produce vini meno austeri, più avvolgenti al gusto e più intensi nel frutto. La terza, verso ovest, ha suoli argillosi e compatti, colline morbide, e dà vini che esibiscono calore, ruvidezza tannica e un tono amarognolo marcato. Nella quarta, a sud ovest, i terreni assumono una matrice marnoso-gessosa e il Sangiovese un carattere minerale singolare e una struttura solida, pastosa. Infine, la striscia di vigneti coltivata lungo la valle del Bidente e la frazione di Strada San Zeno dove le quote arrivano ai 400 metri e il suolo ha una forte presenza di arenaria: qui il Sangiovese si fa apprezzare per un frutto tenero e succoso, screziato da leggere sensazioni vegetali, e per un gusto agile ed elegante.

"San Clemente"

Si estende lungo la valle del torrente Conca, è la sottozona più orientale della Romagna, località principali San Giovanni in Marignano, San Clemente, Morciano, Saludecio, Gemmano. Vuole identificare l’areale più caldo del Riminese, con i suoi gessi e le argille più colorate, con vini di struttura, ma anche con una buona tensione acida. Si estende lungo la valle del torrente Conca ed è la sottozona più orientale della Romagna. In prossimità di Gemmano, i suoli sono costituiti da marne gessose, mentre a quote più alte prevalgono marne calcaree.

“Serra”

Sottozona percorsa dal fiume Senio, comprende i comuni di Riolo Terme e Casola Valsenio oltre a parte dei comuni di Faenza, Brisighella e Imola. Si distingue al suo interno in quattro differenti settori. Il primo, partendo da nord, dove i terreni fertili, profondi e argillo-ferrosi danno vita a rossi fruttati e agili. Il secondo, più a sud, è il cuore pulsante del distretto caratterizzato da altitudini tra i 100 e 250 metri e da suoli argillo-calcarei, e dà vini che esprimono ottima vivacità di frutto, calore e volume ben proporzionati, e buona incisività tannica. Il terzo, lungo il corso del Senio, per la presenza di calanchi consente la coltivazione della vite solo in poche zone. Il quarto è l’enclave compresa nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, un paesaggio di bellezza quasi lunare, dove la presenza della viticoltura è meno importante.

“Verucchio”

Valle del torrente Marecchia, dalla Via Emilia sino all’appennino. La viticoltura è concentrata nei dintorni di Verucchio e Torriana, Santarcangelo e Novafeltria. La sottozona di Verucchio si estende lungo la valle del torrente Marecchia che dalla Via Emilia si spinge fino all’appennino. La viticoltura, che può raggiungere anche 450 metri di altitudine nelle zone pedemontane, è concentrata soprattutto nell’intorno delle località di Verucchio e Torriana. Altre importanti località di vinificazione sono Santarcangelo e Novafeltria. I suoli possono essere divisi in due categorie: alle quote più basse prevalgono le terre brune, argillose, mentre a quelle più elevate i terreni si fanno più grigi, con presenza di marne gessose. A Verucchio, sulle pendici dei colli della Valmarecchia si ottengono vini di maggiore beva.