Non è un segreto che per Stefano Casadei nutriamo ammirazione, ancor più dopo aver visitato la sua nuova cantina di Suvereto, che sembra una sintesi della sua filosofia. Creato insieme all’americano Fred Cline, ha una collezione di biodiversità (frutta, ortaggi, aromatiche), unita alla bioarchitettura; il podere si può visitare in carrozza trainati dai cavalli che vengono utilizzati in vigna per garantire un impatto non invasivo del suolo.
Certo è che questo suo Cabernet ci è rimasto impresso. Ha un rubino imperioso, brillante e di ottima concentrazione, che poi si sviluppa in un naso ricco e persistente che evoca il vegetale caldo del centro Italia con note di inchiostro. Il sorso è ampio, ti riempie il palato, poi svela il suo segreto di equilibrio con quelle striature di acidità lasciandoti al palato il ricordo di una fine tannicità.
E questa è la descrizione dell'ultima tenuta creato da Stefano Casadei e dalla sua famiglia. Quest'anno tuttavia premiamo il suo Lastricato, Chianti Rufina del Castello del Trebbio di cui abbiamo assaggiato due anni fa un campione di vent'anni. ma clamorose sono tutte le produzioni di vini in anfora, fra cui quello di Olianas, la tenuta in Sardegna dove Cannonau e Semidano in purezza (il Migiu del mio privilegio) vi faranno toccare il cielo con un dito