Altra tappa in vista dei Top Hundred 2021: cantine in giro per l'Italia

La selezione per i vini Top Hundred 2021, ma anche per la stesura del nuovo libro dedicato al vino, è in dirittura di arrivo. Oggi raccontiamo alcune cantine: tanto sud, ma anche gli spumanti maestosi di Cavit.

Dragone di Matera
Cantina nata a Matera con Michele Dragone, nei primi anni '20 del secolo scorso, di cui la prima etichetta risale al 1955. Oggi l'azienda, che nel frattempo si è spostata nella Tenuta di Pietrapenta, a 12 km dalla città dei Sassi, produce circa 10.000 hl di vino, tutti da vigneti di proprietà. Due i metodo classico. Il Cento Santi 2018, uvaggio di greco e malvasia bianca, ci è piaciuto fin dal naso, citrino di lime, e poi nell'ingresso in bocca – la bollicina è fine – di un sorso fresco e leggermente balsamico (finocchietto), che ha l'aromaticità di un miele millefiori, prima di una chiusura leggermente allappante che invita al secondo bicchiere. Con l'Ego Sum 2018, rosè da primitivo di Matera, si riconosce la stessa mano. Bello nel suo fine perlage, è un concentrato di fragoline di bosco e fiori di glicine, che si conferma all'assaggio per una rotondità rassicurante, sostenuta da una buona acidità. Tra i rossi, il Pietrapenta 2016, 100% primitivo, è piacevole e intenso: piccoli frutti rossi, ciliegia sotto spirito, per un sorso vivo e persistente che si chiude leggermente amaricante.
dragone.jpgTerre degli Svevi - Re Manfredi di Venosa (Pz) 
Cantina nata nel 1998, nel cuore della zona di produzione dell’Aglianico del Vulture DOC, a pochi chilometri da Venosa, che fa parte del Gruppo Italiano Vini. Un’elegante e accogliente masseria svetta al centro della proprietà che si estende per oltre 120 ettari di vigneti. Prima di assaggiare gli Aglianico, un vino curioso, il Manfredi Bianco 2020. Che risultati danno muller thurgau e traminer coltivati in Basilicata? Ce lo svela questo questo vino, esplosivo al naso di frutta esotica, albicocca matura, fiori bianchi, e poi decisamente aromatico all'assaggio, ma anche minerale, con un leggero residuo zuccherino che non appesantisce la bevuta. Due gli Aglianico del Vulture assaggiati. Il Taglio del Trancio 2019 spiega già nel nome una delle sue caratteristiche, ovvero il leggero appassimento ottenuto attraverso appunto il “taglio del tralcio”. Non aspettatevi però un vino “pesante”, perché alla prova del bicchiere è invece immediato e giovane. Il naso caratteristico di carrube e frutta rossa si ritrova in un sorso arricchito da una spolverata di cacao, e anche in questo caso c'è un leggero residuo zuccherino, una tannicità elegante, per un sorso comunque fresco e minerale, avvolgente ma vispo. Da Top Hundred. L'Aglianico del Vulture Re Manfredi 2018 è più canonico, espressione autentica di questo nobile vino. La ciliegia sotto spirito si fa dirompente, ma ci sono anche erbe aromatiche, liquirizia e cacao. Il sorso è ricco, trascinante nella sua freschezza, centrato nei tannini e persistente.
remanfredi.jpgSanta Lucia di Corato (Ba) 
Storica azienda agricola, biologica dal 2009, con quasi 15 ettari di vigneti ad ovest di Corato, in località Santa Lucia. Diversi i vini prodotti. A partire dal Gazza Ladra 2020, fiano in purezza: un'esplosione di agrumi maturi (confettura di limoni) ma anche fiori bianchi, per un sorso pieno e sapido, di buona struttura. Interessante. Ci ha convinto meno il Fior di Ribes 2020, rosè da uve bombino nero, con piccola aggiunta (10%) di nero di troia. Ribes e fragoline al naso, un po' troppo invadenti, per un effetto “big babol”. Meglio i due Nero di Troia. Soprattutto il Melograno 2018, che ha profumi intensi di prugna e marasca, ma anche una sottile speziatura che poi si ritrova nel bicchiere. L'alcol si sente, la struttura c'è, ma la freschezza ravviva il sorso, prolungandolo. Le More 2017 è il Nero di Troia Riserva più imponente: un concentrato di more mature schiacciate al sole al naso e poi in bocca, dove ancora c'è traccia del passaggio in barrique. Rotondo.
santa lucia.jpgCastello Monaci di Salice Salentino (Le)
Altra cantina del Gruppo Italiano Vini. Siamo in Salento, pero, come dimostra il Kreos 2020, rosato da uve negramaro. Un vino immediato, che ha nella sapidità – dunque un sorso vibrante – la sua cifra distintiva. Tra i rossi, Artas 2019 è Primitivo importante: more, caffè tostato, qualche sbuffo balsamico, per un bicchiere morbido e avvolgente, dai tannini eleganti. L'Aiace 2019, Salice Salentino, conferma l'impronta aziendale. È ancora un vino imponente, ricco e corposo: qui ci sono la confettura di marasca, le prugne sotto spirito, le spezie dolci, per un finale lungo e armonico, che si lascia ascoltare.
castello monaci.jpgFeudi Spada di Viceno (Tr) 
Interessante cantina di Viceno, frazione di Castel Viscardo. Qui, in provincia di Terni, Alessandro e Maurizio hanno cominciato a produrre vini dal 2010, dopo un anno dall'acquisizione dei primi terreni, nei quali ci sono vigneti di oltre 90 anni, recuperati ed infittiti. Quattro i vini assaggiati, a partire dal Novintage, metodo classico da uve riesling, che affina per 30 mesi sulle fecce. Il risultato è uno spumante dai profumi di melone e frutto della passione, ma anche timo e polvere da sparo. Piacevole in bocca, soprattutto per la sua dinamicità. La Marchesa 2020, bianco da uve grechetto più piccola aggiunta di riesling, gioca soprattutto con la frutta esotica, mentre Madonna 2019 è uno chardonnay affinato in legno (barriques), dai profumi intensi di banana, pompelmo e fiori di acacia, che ritornano all'assaggio, sapido e appagante, ma non troppo persistente. Il vino più interessante è Orazio 2018, da uve alicante, la cui etichetta è stata disegnata dal ceramista Marino Moretti. Un vino molto elegante, dall'impatto aromatico piacevolissimo (ratafià, pepe nero, chiodi di garofano), per un sorso fresco, dai tannini di cipria e decisamente persistente.
feudi spada.jpgPodere Monastero di Castellina in Chianti (Si)
Ci spostiamo in Toscana, in questa azienda di Castellina in Chianti, nata nel 2000 con l'obiettivo di produrre un grande pinot nero. Tre gli ettari vitati, la metà destinata a pinot nero, i restanti a cabernet sauvignon e merlot. E due i vini prodotti. Il Campanaio 2019, uvaggio in parti uguali di cabernet sauvignon e merlot, è un concentrato di prugne, ma c'è anche una nota verde molto piacevole e una spolverata di caffè. Il sorso si distende ampio e rotondo, di discreta acidità. La Pineta 2019 è il pinot nero che volevano costruire: more e ribes, note fumé e di tabacco, un poco di pepe, per un vino che si distende nel sorso rotondo eppure sapido, dai tannini pronti ma anche croccanti.
podere monastero.jpgCavit di Ravina (Tn)
Chiudiamo in Trentino, in una delle più significative aziende cooperative italiane, che conta oggi 6.350 ettari di vigneto e 5.250 viticoltori. I metodo classico sono la bandiera di questa realtà, ma noi abbiamo cominciato con il piacevolissimo Rulendis 2019, pinot grigio dal naso balsamico (muschio bagnato, menta) e dal sorso pieno ed elegante, equilibrato fino in fondo. Il Brusafer 2018 è invece un pinot nero: c'è pepe, una grafite accennata, una puntura di frutti rossi, e una parte verde pronunciata. Il sorso, però, è fin troppo addomesticato. Suadente l'Altemasi Trentodoc Brut 2017, 100% chardonnay, paradigma di come può essere un metodo classico in Trentino. Fin dal perlage, fitto e minuto, e poi nei profumi eleganti di crosta di pane fragrante, frutta bianca matura, una sottile nota balsamica. All'assaggio conferma ogni nota, vibrante e di bella acidità. Un'interpretazione notevole, che diventa magistrale nell' Altemasi Trentodoc Riserva Graal 2014. In questo prodotto di punta, allo chardonnay si aggiunge un 30% di pinot nero. Il naso assume toni champagneggianti, ricco di frutta esotica, croissant appena sfornati, ma anche una componente balsamica più evidente. E poi quella nota minerale che tratteggia un profilo gustativo maestoso. Lo spumante delle grandi occasioni, cremoso e avvolgente, dalla struttura generosa ma in perfetto equilibrio.
cavit.jpgFattoria Nicolucci di Predappio (Fc)
Storica realtà del Sangiovese di Romagna, dal 1885 a Predappio Alta, dove si coltiva un clone tipico di Sangiovese ad acino ellittico che prende il nome di Predappio. Il Nero di Predappio “In Vino Veritas” 2020, uvaggio di sangiovese, refosco e merlot, è un vino “esagerato”, fin dal colore rosso rubino impenetrabile: un concentrato di sottobosco, pepe, cacao, arricchito anche da un mentolato finale. Colpo di fulmine per il Predappio di Predappio Vigna del Generale Sangiovese Superiore Riserva 2018, che affina per due anni in botte grande. Il risultato è un vino franco e intenso: c'è tanta ciliegia, poi cioccolato e uno spunto minerale (grafite) che è cifra distintiva, assieme a una speziatura elegante. In bocca è ricco, dai tannini setosi, ma anche fresco e di buona sapidità, per un sorso avvolgente che dura a lungo. Notevole.
fattoria nicolucci.jpgBossanova di Controguerra (Te)
Realtà familiare, incastonata nella zona collinare di Controguerra, in provincia di Teramo. Se Cerasuolo d'Abruzzo 2020 e Montepulciano d'Abruzzo 2019 non ci hanno convinto per una volatile troppo pronunciata, bene il Trebbiano d'Abruzzo 2020, prodotto in anfora: al naso pesca gialla, camomilla e salvia, per un sorso di pregevole tensione (anche se un po' scomposto), che ha dalla sua una certa tannicità e una bella sapidità. Il Montepulciano d'Abruzzo il Bossa 2018, prodotto in 1.300 esemplari, è un vino da raccontare: il naso è terroso e cupo, ma anche avvolto da una confettura di mirtilli che porta a un sorso denso e rustico al tempo stesso, di struttura ed eleganza. Piacevole, senz'altro, e da ascoltare a lungo.
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