Sabato 11 maggio andrà in scena “Rosso di Rose”, passeggiata guidata nel Giardino diffuso e aperitivo a base di Ruchè

Viarigi, la “vedetta” più affascinante del Basso Monferrato con la sua maestosa Torre dei Segnali, costruita intorno al 1320 sulle rovine dell'antico castello, quando il territorio comunale venne restituito al Marchese Teodoro di Monferrato da Matteo Visconti, rivela uno splendido giardino diffuso, creato per la forte esigenza di rinnovamento e rilancio del territorio nel rispetto del patrimonio paesaggistico/architettonico e con una attenzione particolare all’ecocompatibilità e all’incremento della biodiversità. 

Il giardino si sviluppa in tutto il borgo e ogni area è caratterizzata da un ‘tema’. È quindi un susseguirsi di ‘stanze’ alle volte collegate per estetica o concettualmente, alle volte indipendenti. E non mancano le piante che si disseminano autonomamente dando vita ad un giardino 'in movimento', che si rinnova e rigenera autonomamente, senza seguire schemi. Ai visitatori si aprono all’improvviso scenari diversi e la voglia di scoperta, la ricerca della sorpresa porta ad esplorare tutto il paese, risalendo la collina per arrivare alla torre e vedere infine, dalla cima, il paesaggio tipico del Monferrato. 

Ed in occasione di Golosaria Monferrato, sabato 11 maggio al pomeriggio, andrà in scena Rosso di Rose, passeggiata guidata nel Giardino diffuso e aperitivo a base di Ruchè, così da unire altre due eccellenze del territorio.

  • La “regina dei fiori”, la rosa, da ammirare nella sua fioritura ed elemento caratterizzante l’intero giardino diffuso. Sono tutte cartellinate e commentate, e tra esse trova spazio anche la Rosa Monferrato, creata in omaggio a questo territorio dal celebre ed illuminato ibridatore inglese David Austin, icona del giardinaggio britannico. 
  • E il vino Ruchè di Castagnole Monferrato Docg. Viarigi è uno dei sette comuni astigiani nei quali è autorizzata la coltivazione - che deve la sua ascesa tra i vini top al parroco di Castagnole, don Giacomo Cauda, che vide in quel vitigno e in quel vino un potenziale inespresso e recuperò una vigna appartenente alla Parrocchia, coltivandola sottraendo tempo alla sua attività di pastore di anime, passando anche per illuso, sognatore e un po’ matto… Il tempo gli diede ragione, e con il sostegno del sindaco Lidia Bianco e della maestra Romana Valenzano, il Ruchè ottenne la Denominazione di Origine Controllata nel 1987 e raggiunse il traguardo della Docg nel 2010.